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Che tipo di infoprodotto mi conviene vendere?

Che tipo di infoprodotto mi conviene vendere?

Dipende dal progetto e della comunità

Arrivati a questo punto hai chiaro cosa sono gli infoprodotti ed è quindi il momento di lanciarti, ma che tipo di infoprodotto conviene creare?

Il dubbio e preoccupazione più grande che ti sorgerà sarà di essere capace di creare bene un infoprodotto. Potrai incluso dubitare su cosa tu possa apportare alla tua comunità che non sia stato già creato.

Lasciati dire che è proprio quello che puoi trasmettere con la tua genialità ciò che farà la differenza con il resto e ti permetterà di creare connessione con le persone che si sentono identificate in te

Inoltre, come sai già, ci sono corsi letteralmente di tutto, da come ordinare l’armadio a come non far morire le tue piante. Quindi, se c’è gente che vuole imparare qualcosa che tu sai allora puoi creare un infoprodotto.

Sicuramente tu stessa avrai usato infoprodotti di altri altri imprenditori come e-books o corsi online. Questi formati sono i più classici, ma esiste un’ampia varietà di prodotti digitali e di combinazione di essi. La chiave è scoprire quale sia il formato che fa più per te e per il tuo pubblico. Per esempio se hai vergogna di apparire davanti ad una telecamera, non ti consiglio di fare un video corso dove ti mostri, ma puoi comunque creare dei video tutorial con delle immagini e la tua voce di sottofondo.

Se al momento della creazione di infoprodotti pensiamo ai nostri clienti e sappiamo che sono donne tra 30 e 45 anni, che hanno figli e lavorano fuori casa, beh probabilmente gli sarà più utile un infoprodotto formato podcast con delle attività scaricabili tipo esercizi. Così potranno imparare ciò che gli stai trasmettendo mentre vanno a prendere i figli a scuola o in palestra e poi completare le attività scaricate.

Vedi come ci sono infinite possibilità? Devi solo considerare tutti i fattori in campo e decidere il tipo di infoprodotto migliore…

Articolo scritto da Lidia Viso, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.

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COME FINANZIARE LA MIA NUOVA ATTIVITA’, L’IMPORTANZA DEL BUSINESS PLAN

COME FINANZIARE LA MIA NUOVA ATTIVITA’, L’IMPORTANZA DEL BUSINESS PLAN

Hai deciso di metterti in proprio, ma hai calcolato attentamente cosa significhi in termini di soldi e di liquidità?
Quanti soldi tuoi puoi investire? Di quanta finanza di terzi necessiti? Quali canali sono utili per accedere al credito? Dove posso avere le informazioni necessarie?
Molte volte si compie l’errore di calcolare il fabbisogno finanziario della nostra azienda pensando esclusivamente ai costi vivi che dobbiamo sostenere per acquisire la materia prima, ma ci sono tutta una serie di costi da tenere in considerazione per calcolare quanto denaro serva per farlo partire.
Inoltre un’altra variabile che non possiamo sottovalutare è il tempo inteso come tempistica fra la realizzazione del tuo business e l’inizio degli incassi che da esso derivano. Spesso passano mesi e devi essere in grado di provvedere al tuo sostentamento pur sapendo di non aver a disposizione nessuna o poche entrate derivanti dalla tua nuova attività.
E’ per questo che è molto utile redigere il cosiddetto business plan, un documento che rappresenta una sorta di mappa o guida del nostro business dove mettiamo nero su bianco tutte le caratteristiche della nostra attività supportata da tutta una serie di dati relativi anche al settore nel quale vogliamo inserirci.
Spesso si pensa che il business plan serva esclusivamente alle banche per verificare se siamo o meno meritevoli di credito laddove non esistano bilanci (e se la nostra è una nuova attività è ovvio che non potremo dimostrare nessuna storicità) invece il business plan è uno strumento che serve in primis a noi per poter fare tutta una serie di considerazioni utili allo sviluppo della nostra attività.
Questo documento viene redatto dal commercialista e in questo caso è meglio rivolgersi a commercialisti specializzati nell’avvio di nuove start up che sono quindi esperti nella redazione di questo documento.
Non facciamo l’errore, per risparmiare, di andare dal vecchio commercialista di famiglia che magari è stato bravissimo a consigliare i nostri nonni quarant’anni fa e che ora è in pensione!
Il nostro business ha bisogno di professionisti competenti per partire con il piede giusto.
Ricordiamoci che una scelta sbagliata fatta all’inizio può pregiudicare la buona riuscita anche della più bella idea imprenditoriale!

 

Articolo scritto da Sabrina Brunelli, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.

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La capacità di avere una grande visione è una delle caratteristiche della mente imprenditoriale

La capacità di avere una grande visione è una delle caratteristiche della mente imprenditoriale

Hai mai fatto caso al fatto che spesso le imprese al femminile vengono definite come piccole imprese? In passato ho sentito molto spesso questa definizione ma non ci ho dato troppo peso fino a quando una persona non mi ha posto una domanda che mi ha sbalordita: come mai le imprese delle donne sono sempre piccole imprese? Fino a quel momento non mi ero soffermata a riflettere su questa definizione ma, se è vero che le parole creano la realtà, allora se le donne parlano delle loro imprese chiamandole piccole imprese è molto probabile che le loro parole si avvereranno. Da quel giorno ho iniziato a fare molta più attenzione alle parole che si utilizzano per parlare delle imprese delle donne e mi sono stupita nel riscontrare che la definizione piccole imprese era quella più frequente. Questo mi ha portata ad interrogarmi più profondamente sul significato di queste parole: perché le imprese delle donne vengono definite piccole? Le donne forse sono poco abituate a vedersi come imprenditrici e limitano le loro aspettative? Oppure si tratta di insegnamenti che derivano dall’educazione familiare o da condizionamenti sociali che vedono la donna come una persona educata e che sta al proprio posto? Forse le donne hanno ancora dei timori a sviluppare grandi progetti?

Tutte le grandi imprese nascono da una visione.

Mentre mi ponevo tutte queste domande, improvvisamente mi si è accesa una lampadina: tutte le imprese nel mondo nascono da una visione. Tutti gli imprenditori e le imprenditrici del pianeta, prima di avviare la loro attività, l’hanno prima immaginata. Se questo è vero allora la capacità di immaginare è fondamentale per riuscire a trasformare la propria idea in un’impresa vera e propria. E tanto più questa capacità di immaginare verrà allenata, tanto più sarà possibile arricchire la propria idea di business, rendendola sempre più definita. Pensando alla visione, a quell’immagine da cui tutto ha origine, ho compreso che forse il motivo per cui le donne danno vita spesso a piccole imprese è legato proprio al modo in cui le visualizzano prima di realizzarle.

Se per la sua esperienza di vita, per la sua educazione, per i modelli sociali che l’hanno condizionata, una donna si concede di immaginare solo una piccola impresa, è molto probabile che il risultato sarà la nascita di una piccola impresa.

“Le imprese delle donne potranno essere piccole, medie, grandi o corporation nella misura in cui le donne partiranno da una grande visione”. 

Il punto di partenza, o meglio, di ripartenza, è proprio quello di allenare la propria capacità di immaginare senza porre limiti alla propria immaginazione. Sognare in grande non è sinonimo di vanità o di arroganza, al contrario significa darsi il permesso di immaginare se stesse e la propria attività nel futuro, senza limitare la propria visualizzazione. Significa liberarsi di schemi culturali e sociali del passato per concedersi di tirare fuori tutto il proprio potenziale, che può essere utilizzato per il proprio benessere e per quello degli altri.

Una delle chiavi per il successo è sviluppare la giusta mentalità.

La capacità di avere una grande visione è certamente uno degli elementi che caratterizzano la mente di un’imprenditrice di successo. La capacità di immaginare è una capacità che si può allenare, così come tutti gli altri elementi che caratterizzano la mentalità imprenditoriale. La linea che divide il successo dal fallimento è spesso una linea tracciata dal giusto modo di pensare. La mente imprenditoriale è una mente che pensa in modo diverso dalle altre e che intravede opportunità dove gli altri non le vedono. Se sei stufa di accontentarti e vuoi iniziare a pensare in grande, liberandoti dagli schemi del passato, se vuoi scoprire quali sono gli elementi che costituiscono la mentalità imprenditoriale e capire come allenarla per raggiungere il successo che meriti, ti aspettiamo il 6-7-8 marzo 2020 a DonnaON, un evento interamente dedicato alle donne, dove ti parlerò di “Mentalità imprenditoriale: come allenarla per raggiungere il successo nella vita e nel business”.

 

Articolo scritto da Miriam Bruera, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.

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Il marketing: posizionamento e strategia

Il marketing: posizionamento e strategia

Il primissimo passo da fare in una strategia di marketing è il posizionamento del proprio prodotto o servizio.

Facciamo un esempio concreto, immaginiamo di voler lanciare sul mercato un’agenzia immobiliare. Se parliamo con un agente ci dirà che ce ne sono fin troppe e non c’è mercato per tutti, ma uno studio veloce ci darà informazioni opposte: 39mila le agenzie sul territorio nazionale contro le 60mila precedenti alla crisi. Cosa ci dice questo dato? Niente. Il dato interessante è che solo il 55% delle transazioni immobiliari passa attraverso un’agenzia in Italia, contro il 91% della Gran Bretagna, il 70% della Francia e così via. C’è spazio, ancora. Quello che i dati ci dicono, però, è anche che le persone non riescono a percepire il valore aggiunto dell’agenzia immobiliare. E qui iniziamo il nostro lavoro.

Il posizionamento serve a differenziare la tua offerta da quella di tutti gli altri. Se torniamo al nostro ipotetico caso di un’agenzia immobiliare, pensare di aprire e trovare nuovi clienti senza offrire nulla di differenziante è un’ottima strada per fallire, o sopravvivere. Cosa dovremo fare, quindi? Trovare la nostra nicchia. Creare, ad esempio, un’agenzia solo per loft, o case con il terrazzo, o bilocali.

A quel punto si parte con la strategia. Come farai a farti conoscere e a trovare nuovi clienti che siano esattamente in target con te?

La risposta è: dipende.

Dipende dal tipo di comunicazione che scegli, dal profilo del tuo cliente, dal budget che vuoi investire. Di sicuro più la strategia è ben studiata, con un logo che entri nella mente del tuo potenziale cliente, un payoff che spieghi senza infastidire, un’offerta che il cliente possa indossare come un abito su misura e un progetto mirato; più il risultato sarà prevedibile.

Dipende dalla precisione con la quale profili il tuo cliente e presenti i tuoi servizi unici, dal mezzo (o meglio: i mezzi!) che scegli di utilizzare, dall’offerta che prepari e dalla strategia di comunicazione che accuratamente sceglierai.

Più tempo investirai in pianificare e preparare una strategia, più facilmente raggiungerai i tuoi risultati in tempi brevi. Provare per credere.

 

Articolo scritto da Sabrina Antenucci, Speaker congresso DonnaON 2020.


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Freelance: si parte!

Freelance: si parte!

Ora che abbiamo fatto le nostre considerazioni e sviluppato la nostra idea avendo chiarito le competenze di cui disponiamo e adottato il mindset giusto, è il momento di capire se o quando aprire la fatidica partita IVA.

Ritenuta d’acconto o partita IVA?

La burocrazia spaventa tutti all’inizio e, quando si è sole, è importante cercare il confronto con altri freelance più navigati o con un commercialista di fiducia. Per questo ne abbiamo uno all’interno del nostro Network. Ci offre i migliori consigli per evitare false partenze.

All’inizio, soprattutto se ti trovi ad avviare l’attività negli ultimi mesi dell’anno, potrebbe valere la pena considerare l’opportunità di iniziare a collaborare in “ritenuta d’acconto”, anziché optare fin da subito per l’apertura della partita IVA, che ha comunque dei costi di gestione e adempimenti da affrontare.

Se, ad esempio, sei una giovane professionista che ha appena terminato gli studi oppure una giovane mamma che ha dovuto lasciare il lavoro per occuparsi della prole e si sta rimettendo in gioco o ancora una donna che si sente stretta nel lavoro dipendente e sta cominciando a guardarsi intorno, vale la pena valutare la ritenuta d’acconto nel primo periodo.

Ne esistono di diverse tipologie, ma quella che interessa le lavoratrici autonome riguarda la prestazione occasionale. A DonnaOn entreremo nello specifico, ma ti anticipo che deve trattarsi di una prestazione occasionale e il tuo cliente – sostituto d’imposta – detrarrà dal compenso il 20% di ritenuta d’acconto che verserà a tuo nome. Se superi i 5.000 euro hai l’obbligo dei versamenti INPS.

Sì, lo so, stai storcendo il naso. In effetti la ritenuta non ti dà margini di crescita e soprattutto, secondo la norma, non puoi promuoverti, quindi neppure sui social o con un sito web dedicato ai tuoi servizi.

Ecco perché i commercialisti suggeriscono di aprire la partita IVA.

Partita IVA: primi passi

Se hai fatto un po’ di esperienza con la ritenuta d’acconto o vuoi lanciare il tuo business, sei pronta a fare il grande salto: aprire la tua partita IVA.

Esistono due regimi fiscali legati alla partita IVA, quello forfettario e quella ordinario. Il primo, per intenderci, è quello naturale che dalla scorsa Legge di Bilancio ha una tassazione del 15% – la più nota flattax – fino a 65.000 euro di reddito e non consente praticamente alcun tipo di detrazione di spesa. Per le nuove attività e senza limiti di età è possibile avere un’agevolazione ulteriore con una tassazione al 5% per i primi cinque anni.

Il secondo comprende il pagamento dell’Irpef, dell’IVA e anche dell’IRAP. Il reddito è determinato come differenza tra i ricavi meno i costi. È più oneroso, prevede delle scadenze fisse di anticipo e saldo di IVA e tasse, oltre ai contributi previdenziali.

In entrambi i casi infatti è obbligatorio aprire la posizione INPS nella Gestione Separata.

L’apertura della partita IVA non ha costi, ma è indispensabile affidarsi a un professionista che sappia consigliare come prepararsi ad affrontare l’attività e le scadenze. E questa gestione ha costi diversi per i due regimi.

Insieme, a DonnaOn, capiremo anche a chi rivolgersi, che cos’è un codice ATECO, quali sono i requisiti per l’uno o l’altro sistema fiscale e come gestirsi.

E ricorda: aggiornarsi sempre, arrendersi mai.
#InsiemeèMeglio

 

Articolo scritto da Barbara Reverberi, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.


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