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Perché è importante che le donne ricordino il proprio potere?

A volte raccontare a parole certe esperienze non si può, perché qualunque parola utilizzi non rende la idea, ecco perché noi di DonnaON abbiamo chiesto a chi ha partecipato di raccontare le sue emozioni riguardo all’unico Congresso in Europa dedicato totalmente alle donne della nuova era.

“(Avvertenze: questo articolo ad una prima lettura sarà impopolare tra le donne, ma me lo ha chiesto Carina ed io eseguo, nell’unico modo che conosco, dicendo la verità…)

Ti capita mai di sentirti scarica? Di sentire che meriti di più? Successo anche a me.

Perché ho deciso di partecipare a DonnaON 2018? Sinceramente? Ancora non lo so, ma sento che ne ho bisogno. Ho bisogno di una carica di energia che mi faccia finalmente volare in alto, dove merito di essere. Ho bisogno di rompere le catene a cui sono legata per mia scelta e di vivere finalmente la mia vita e le mie emozioni. Non che qualcuno mi tenga reclusa, certo…Sono solo le mie paure, i limiti che da sola mi pongo e gli obiettivi che smorzo sul nascere che mi trattengono prigioniera nella ormai più che inflazionata “zona” degli ultimi tempi, la famigerata “zona comfort”!

Ecco quella è proprio casa mia, dove siedo sul mio trono e dirigo diligentemente lavoro e famiglia. Cosa avranno mai nella testa quelle donne esaltate e scalmanate che su Facebook, Instagram, etc.. inneggiano alla leadership femminile, alla donna divina, al risveglio della femminilità e altre cose assurde di questo genere? Mah, povere donnicciole, abbagliate da falsi miti di women empowerment, successo personale, potere femminile addirittura…, parole senza senso che attirano casalinghe, studentesse, gente che non ha nulla da fare, che non porta soldi a casa, non bada al profitto e pensa alla propria crescita personale, mentre fuori c’è un mondo dove bisogna lottare, lavorare e sopravvivere. Boom!

Poi però mi sono chiesta: Alessandra ma chi sei diventata? Certo sei carina in tailleur, donna di classe, elegante, posizione eccellente, vita familiare in caduta libera. Stereotipo classico di donna realizzata ed emancipata. Dove è finita quella ragazza disinibita di 20 anni fa che lottava per i diritti umani, partecipava ai sit in per la liberazione del popolo curdo, vestiva hippy, amava tutto e tutti senza remore e sognava di diventare una giornalista free lance viaggiatrice e solitaria?

Ho iniziato a seguire con più attenzione, di notte, quasi di nascosto, quelle voci femminili che si innalzavano dal web ed ho scoperto che quella che urlava più di tutte era la mia voce repressa. Di nascosto mi sono iscritta a un Congresso di crescita personale al femminile, sicura di non andarci: DonnaOn 2018, Donne che ispirano le donne, che si sarebbe tenuto in una città lontano dalla mia piccola provincia del Sud, senza dirlo ad alcuno, né famiglia né amici.

Più si avvicinava la data, più in me cresceva la paura, non sapevo di e per cosa. In fondo in fondo, ma proprio in fondo, ho dovuto ammettere a me stessa che in realtà io sono sempre fuggita dal confronto con le donne, preferivo schiacciarle piuttosto che confrontarmi. Ed utilizzavo metodi maschili, loschi, a volte geniali. Ho sempre desiderato fratelli maschi, e così è stato. Ho sempre avuto compagni di banco maschi ed ho sempre amato far parte di comitive dove potevo primeggiare come leader piuttosto che come cheerleader, nonostante il fisico da pin-up ed una discreta presenza fisica me lo permettessero. Pensavo a piani di attacco, difesa, strategie per vincere e avere successo già all’età di 16 anni, il che mi ha permesso di eccellere subito e da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Ho realizzato da poco che si trattava di un’armatura da me indossata dal giorno della morte di mio padre, durante la mia adolescenza. Nessuno avrebbe dovuto attaccare me, la mia famiglia o le persone a me care. Dovevo mantenere un immagine di forza, integrità morale e superiorità per non soccombere alle cattiverie della vita. E così è stato. Ho tenuto alto il nome della mia famiglia, ma mi sono dimenticata di me stessa, della donna libera, allegra, solare che era in me. E che oggi reclama la sua parte più che mai. Non volevo ammetterlo.

C’è voluto tanto e tanta pazienza. Carina, si, si proprio lei, la mitica, grande coach, mi ha sbattuto semplicemente in faccia la realtà, in quel modo severo e soave, tutto latino americano, che solo lei riesce a coniugare. Mi ha detto che ormai era troppo tardi e che la mia partecipazione a Donna ON aveva fatto in modo che la parte di me che nascondevo si risvegliasse ed era pronta ad esplodere se non l’avessi controllata. Che era la mia parte più bella, colorata e disinibita.

Ricordo ancora di essere arrivata in albergo a Riccione, la sera prima dell’evento, come mia abitudine, per studiare il “territorio nemico”. Entro guardinga e da lontano vedo un tavolo di sole donne che brindano in allegria (che orrore!…), riconosco la leader, la Fisicaro e istintivamente mi copro il viso più che posso, cercando di confondermi tra la gente. Ero al check in. Mentre sono in fila, mi si avvicina una donna, sulla trentina, molto chic, milanese doc, categoria tra le più odiate nella mia lista di donne da evitare, la quale mi dice: “ma che valigia fashion, complimenti, sei anche tu qui per l’evento?” Io? Io che affronto ogni giorno questioni legate alla sicurezza nazionale, mi sento morire, colta in flagrante, “scambiata” per una di quelle da me definite “ochette con occhiali rivestite a festa per sembrare intelligenti e inneggiare al potere femminile che nella maggior parte dei casi starebbe meglio e solo dietro ai fornelli”, do’ una risposta del pipi’(…ancora non riesco a liberarmi del tutto delle mie remore e non dico le parolacce, ma avete capito il senso, no?)… “no, sono qui come giornalista, vengo per scrivere di questo evento”.

Il peggio è che nonostante lo dica con voce ed espressione indisponente, lei, gentile, mi risponde: ti unisci a noi? Sebbene la fame mi bucasse lo stomaco ed avessi una voglia spropositata di bere un buon bicchiere di vino, rispondo, acida, di non avere tempo. Per poi ritrovarmi ad ordinare un toast rinsecchito in camera alle 23.00. Per la cronaca, la ragazza milanese così gentile, nonostante me, sarà una delle relatrici dell’edizione Donna on 2019, la Coach del Piacere… Mi scuserò con lei.

Il giorno del Congresso DonnaON:

La mattina mi sveglio come se dovessi affrontare un plotone di esecuzione composto da sole donne che vogliono attentare alla mia vita. Ma cosa penso mai? Scendo nella hall e quella da me prospettata come la visione più pessimistica ed orrorifica, si presenta in tutta la sua magnificenza: donne di ogni tipo, estrazione, capelli, tacchi a spillo, creme, libri, confusione, improbabili mises, nulla a che vedere con i simposi internazionali in giacca e cravatta e abito scuro. Perché sono qui? Devo capire perché quel richiamo così forte verso questo Congresso così pink, così femminile che di più non si può.

E’ il momento di entrare in aula. L’atmosfera cambia. Improvvisamente. Silenzio, attenzione, complicità. Troppo per me. La presentatrice, in tutta la sua eleganza e glamour, inizia a parlare. Le aspettative sono alte e il fermento è tangibile. Sorrisi, sguardi, condivisione tra perfette sconosciute. C’è chi piange. Assurdo. Non so perché ma mi commuovo anch’io. Forse sono entrata in una setta e non me ne rendo conto, così come non capisco perché ogni volta che incrocio lo sguardo di qualcuna, lei mi sorride. Perché? Forse vogliono farmi diventare una loro adepta. Ma qualcosa mi strega e mi tiene attaccata a quella sedia, attenta a non perdere nulla, nemmeno un frammento, di quei momenti così magici.

Le relatrici si susseguono, le emozioni sono alle stelle, ognuna parla delle sue esperienze. In effetti le donne sul palco sono donne fantastiche. Scrittrici di fama, imprenditrici, geni del web, coach internazionali, ma coloro che più mi attraggono sono perfette sconosciute, che oltre ad essere ottime mogli, mamme, amanti, donne con la D maiuscola, hanno trovato il modo di realizzarsi nella vita facendo ciò che più desiderano, trasformando una passione in lavoro. Ecco, io volevo trovare la forza che aveva avuto ognuno di loro per cambiare in meglio e realizzare l’altra parte di me. Mi sono chiesta? Ma come, non sei contenta di quello che hai, della buona posizione che hai raggiunto? Si, lo ero, ma non mi bastava, perché io volevo essere anche altro.

Stranamente l’aggettivo più appropriato e che io non avrei mai osato accostare alla mia persona, me lo ha appioppato il fashion stylist presente all’evento, responsabile del look di ognuna di noi durante le pause dei lavori (ebbene sì, anche questo offre Donna On!). Mi ha detto con un accento sexy francese: ohohlalà, Alesandrà, dovresti essere più savage, wild…selvaggia! La tua anima è cosi, si vede. Io la vedo... Ah si? In effetti, mentre lo diceva, mi scompigliava la messa in piega perfetta e mi sgualciva la giacca, mi ci vedevo pure io. Riconosco che quando viaggio da sola, tolgo il tailleur beige e nero, amo i colori del sole, della costiera amalfitana dove vivo, i miei ricci al naturale… Ma ritorno in me.

Ad un certo punto penso di essere caduta in una sorta di terapia esperienziale di gruppo in cui donne insoddisfatte della propria vita fanno attività di mutuo soccorso. Mi sentivo bene, più leggera nell’animo, soddisfatta di come interagivo con le altre e di quello che provavo. Ho sperimentato la teoria della risata, la condivisione del filo di lana e altre esperienze uniche quali il potere della sorellanza. Ho appreso tanto. Ho dovuto ammettere a me stessa che la mia visione delle donne era anacronistica e misogina. Ho conosciuto personalmente, grazie a questo Congresso, donne che nella loro vita hanno lottato per ottenere o per riprendersi quello che avevano e che tuttora hanno, nonostante i figli, il marito o il divorzio che sia. Donne a dir poco incredibili che sono riuscite lì dove nessun uomo saprebbe barcamenarsi, gestendo vita, emozioni e lavoro ai massimi livelli.

Non erano esempi, ma persone vere, che mi hanno stimolato a seguire una di loro, seguendo un percorso di Coaching one to one, la creatrice di tale evento, Carina Fisicaro, da cui con tutto il suo affetto sono stato definita e lo dico con grande orgoglio, la sua peggior allieva. Ma questo vuol dire che posso sempre migliorare. Ed io la ringrazio per questo, mi ha aiutato anche quando il nostro percorso insieme era terminato. Mi ero rivolta a lei per dare una svolta alla mia vita professionale, ed invece ho rimesso in piedi la mia vita familiare, comprendendo che in quel momento quella era la mia priorità. Ho capito che ho ancora tante sfide da affrontare, a volte mi manca il coraggio, a volte quasi non riconosco la mia incoscienza o sfacciataggine o follia…devo trovare ancora un equilibrio, ma questo vuol dire vivere. Ecco DonnaOn ti riporta alla vita, alla tua vita, nel caso l’avessi dimenticata da qualche parte e ti fa riprendere le redini…. Sicuramente l’Alessandra dormiente si è risvegliata, ma soprattutto ha imparato a relazionarsi meglio con le altre donne, evidentemente conosceva ed attirava quelle sbagliate.

Adesso mi piace scoprire il meglio delle persone. Ho riscoperto il potenziale femminile che è in me, il potere di dire no, di non dover più soffrire per far felice gli altri, il potere di non aver paura di arrivare dove voglio e di affrontare con uno spirito sereno le prove più difficili. E’ emersa quella parte di me solare, selvaggia, irrequieta che brama la vita e che desidera vivere intensamente. Non sono ancora quella Donna fantastica che vorrei essere. Sto lavorando su me stessa. Ho bisogno di voi per uscire fuori e farmi conoscere. Ci vediamo a Donna On 2019 (…e con questo mi sono giocata l’ultima chance di non fare niente, visto che ora mi tocca passare all’azione. Il mio senso di responsabilità, unito ad un pizzico di follia e di genialità, me lo impone). A presto, buona vita a tutte voi ! ” 

Alessandra Napolitano