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L’errata ipotesi di razionalità perfetta:  il modello dell’homo oeconomicus

L’errata ipotesi di razionalità perfetta: il modello dell’homo oeconomicus

La Finanza Comportamentale ha evidenziato che noi esseri umani non siamo degli esseri così razionali come ci piace credere. Eppure, fino a quel momento, Economia e Finanza tradizionali si basavano su un presupposto importante quanto errato: l’ipotesi di perfetta razionalità.

Infatti, in molte teorie economiche si faceva riferimento al termine homo oeconomicus (letteralmente: “uomo economico”).

Questo modello descrive le persone come delle vere e proprie macchine decisionali ideali. Le persone sarebbero quindi dotate di razionalità impeccabile, capacità cognitiva illimitata, con accesso a tutte le informazioni necessarie e con una serie di obiettivi chiari, coerenti e auto-interessati.

In breve, l’homo oeconomicus  può essere visto come colui che si preoccupa solo di massimizzare il profitto e che è in grado di prendere decisioni che gli consentono di perseguire questo obiettivo in modo ottimale. Senza deviazioni o distrazioni.

Insomma: una macchina decisionale con le idee chiare, che non conosce le dinamiche di auto-sabotaggio a cui noi esseri umani siamo abituati.

Per semplicità, facciamo un esempio nella vita reale di tutti i giorni.

Se utilizzassimo il modello dell’homo economicus per prevedere il comportamento di una persona in un supermercato, la previsione sarebbe che la persona in questione sappia già tutto quello che c’è da sapere su ogni singolo prodotto nel negozio.

Avendo tutte le informazioni, l’individuo sarebbe in grado di scegliere i prodotti necessari per soddisfare le proprie esigenze, nel rispetto del miglior rapporto qualità-prezzo.

Eppure oggi sappiamo benissimo che non è così. Altrimenti non ci sarebbe ragione per il marketing e il visual merchandising di esistere!

Infatti, non solo siamo influenzati dall’esposizione e dalla disposizione della merce, e da forme e colori, ma siamo anche condizionati dal marketing e dalla pubblicità dei prodotti.
E spesso decidiamo cosa comprare senza leggere le etichette o conoscere i valori nutrizionali dei cibi.

Ora torniamo per un istante all’ambito finanziario.

Sulla base di questi tratti, un esempio di homo economicus sarebbe un investitore che si preoccupa solo di massimizzare il profitto derivante dai propri investimenti e che è in grado di raggiungere questo obiettivo nel modo migliore possibile.

Ossia tenendo conto di tutte le informazioni che esistono sull’argomento ed elaborandole in modo perfettamente razionale, senza essere influenzate da pregiudizi, distorsioni o limitazioni di alcun tipo.

Ancora una volta, lascia che ti dica che non è affatto così. Lavoro con aspiranti investitori ogni giorno, e ti assicuro che nella maggior parte dei casi hanno aspettative non realistiche e irrazionali, e che troppo spesso si lasciano guidare dalle proprie emozioni piuttosto che basarsi su dati oggettivi.

Ad esempio:

  • dalla paura di perdere denaro, che li porta all’immobilità,
  • dall’avidità, che li porta ad un rischio eccessivo.

Negli anni, questo modello è stato ampiamente criticato per vari motivi.

In particolare perché non riesce a catturare adeguatamente il comportamento umano, dal momento che generalmente ignora concetti come l’altruismo e i valori etici, nonché l’influenza delle interazioni sociali

Effettivamente, numerosi studi nel campo della psicologia e dell’economia comportamentale hanno dimostrato che il modello homo oeconomicus  è imperfetto per una serie di ragioni, tra cui, in particolare:

  • il fatto che gli esseri umani siano decisori imperfetti
  • il fatto che gli esseri umani si preoccupino di ulteriori fattori oltre massimizzare utilità e profitto.

Come dicevo all’inizio, la comprensione e l’accettazione dei limiti di questo modello sono alla base della Finanza Comportamentale e si possono riassumere in una frase: il modello dell’homo oeconomicus  non funziona perché si basa su un’errata ipotesi di perfetta razionalità dell’essere umano.

 

Articolo scritto da Giulia Fidilio, Speaker congresso DonnaON 2020.


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Vantaggi ed inconvenienti della creazione di infoprodotti

Vantaggi ed inconvenienti della creazione di infoprodotti

I due volti della medaglia dei prodotti digitali.

Ormai sai cosa sono gli infoprodotti e come possono aiutare il tuo business. Ma è veramente tutto così bello come sembra? Posso veramente guadagnare mentre porto i miei figli a scuola?

Oggi ti parlo dei vantaggi e degli inconvenienti della creazione degli prodotti digitali.

Anche se gli infoprodotti hanno moltissimi vantaggi devo anche dirti che non sono la panacea e che non generano entrate così automatiche come la gente crede. Hanno bisogno di una buona strategia al fine di compiere il proprio obiettivo e questo vale per qualsiasi tipo di infoprodotto. Vediamolo concretamente:

Vantaggi della creazione di infoprodotti:

  • Necessitano di investimenti economici ridotti
  • I guadagni derivanti dalla loro vendita si generano automaticamente
  • Redditività scalabile, significa rompere con il concetto prezzo per ora
  • Ti danno reputazione. Se sono prodotti di qualità ti posizionano come esperta e questo contribuisce a promuovere il tuo brand
  • Costi di stoccaggio ed invio inesistenti. Essendo prodotti digitali non devi gestire un magazzino
  • Libertà oraria. Essendo digitali non hanno bisogno della tua presenza e che il tuo negozio sia aperto

Inconvenienti della creazione di infoprodotti

  • C’è bisogno di un buon investimento di tempo per la creazione
  • Hai bisogno di creare una comunità per poterli vendere. Vuol dire avere una base di persone interessate.
  • Generano fiducia. Per far si che la tua comunità si converta in tua clientela devi guadagnarti la loro fiducia e questo richiede sforzo.
  • Bisogna crearli con molta strategia.
  • Rischio di copia e riproduzione da parte di terzi.

Come vedi c’è sempre un risvolto della medaglia ed anche se la principale caratteristica di un infoprodotto è la quasi completa mancanza di interazione umana durante il processo di acquisizione e fruizione ti danno comunque molto da fare ed necessitano di un ciclo di lavoro continuo.

A questo punto devi decidere tu se questo modello di business fa per te, per la tua impresa e per i tuoi clienti. Puoi comunque sempre fare un tentativo con un prodotto base che credi possa piacere alla tua comunità e osservarne la reazione e come viene accolto.

 

 

Articolo scritto da Lidia Viso, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.


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Freelance: si parte!

Freelance: si parte!

Ora che abbiamo fatto le nostre considerazioni e sviluppato la nostra idea avendo chiarito le competenze di cui disponiamo e adottato il mindset giusto, è il momento di capire se o quando aprire la fatidica partita IVA.

Ritenuta d’acconto o partita IVA?

La burocrazia spaventa tutti all’inizio e, quando si è sole, è importante cercare il confronto con altri freelance più navigati o con un commercialista di fiducia. Per questo ne abbiamo uno all’interno del nostro Network. Ci offre i migliori consigli per evitare false partenze.

All’inizio, soprattutto se ti trovi ad avviare l’attività negli ultimi mesi dell’anno, potrebbe valere la pena considerare l’opportunità di iniziare a collaborare in “ritenuta d’acconto”, anziché optare fin da subito per l’apertura della partita IVA, che ha comunque dei costi di gestione e adempimenti da affrontare.

Se, ad esempio, sei una giovane professionista che ha appena terminato gli studi oppure una giovane mamma che ha dovuto lasciare il lavoro per occuparsi della prole e si sta rimettendo in gioco o ancora una donna che si sente stretta nel lavoro dipendente e sta cominciando a guardarsi intorno, vale la pena valutare la ritenuta d’acconto nel primo periodo.

Ne esistono di diverse tipologie, ma quella che interessa le lavoratrici autonome riguarda la prestazione occasionale. A DonnaOn entreremo nello specifico, ma ti anticipo che deve trattarsi di una prestazione occasionale e il tuo cliente – sostituto d’imposta – detrarrà dal compenso il 20% di ritenuta d’acconto che verserà a tuo nome. Se superi i 5.000 euro hai l’obbligo dei versamenti INPS.

Sì, lo so, stai storcendo il naso. In effetti la ritenuta non ti dà margini di crescita e soprattutto, secondo la norma, non puoi promuoverti, quindi neppure sui social o con un sito web dedicato ai tuoi servizi.

Ecco perché i commercialisti suggeriscono di aprire la partita IVA.

Partita IVA: primi passi

Se hai fatto un po’ di esperienza con la ritenuta d’acconto o vuoi lanciare il tuo business, sei pronta a fare il grande salto: aprire la tua partita IVA.

Esistono due regimi fiscali legati alla partita IVA, quello forfettario e quella ordinario. Il primo, per intenderci, è quello naturale che dalla scorsa Legge di Bilancio ha una tassazione del 15% – la più nota flattax – fino a 65.000 euro di reddito e non consente praticamente alcun tipo di detrazione di spesa. Per le nuove attività e senza limiti di età è possibile avere un’agevolazione ulteriore con una tassazione al 5% per i primi cinque anni.

Il secondo comprende il pagamento dell’Irpef, dell’IVA e anche dell’IRAP. Il reddito è determinato come differenza tra i ricavi meno i costi. È più oneroso, prevede delle scadenze fisse di anticipo e saldo di IVA e tasse, oltre ai contributi previdenziali.

In entrambi i casi infatti è obbligatorio aprire la posizione INPS nella Gestione Separata.

L’apertura della partita IVA non ha costi, ma è indispensabile affidarsi a un professionista che sappia consigliare come prepararsi ad affrontare l’attività e le scadenze. E questa gestione ha costi diversi per i due regimi.

Insieme, a DonnaOn, capiremo anche a chi rivolgersi, che cos’è un codice ATECO, quali sono i requisiti per l’uno o l’altro sistema fiscale e come gestirsi.

E ricorda: aggiornarsi sempre, arrendersi mai.
#InsiemeèMeglio

 

Articolo scritto da Barbara Reverberi, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.


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Il segreto per diventare un’imprenditrice di successo

Il segreto per diventare un’imprenditrice di successo

Vorresti avviare una tua attività ma sei circondata da persone che ti scoraggiano e che ti consigliano di accontentarti del lavoro che hai perché tanto c’è la crisi? Hai già un’attività ma le cose non vanno come vorresti e ti senti un po’ demotivata?

Quando vuoi avviare un’attività o quando l’hai già avviata e le persone intorno a te non sono imprenditrici è normale non sentirsi comprese e non trovare appoggio quando si condividono i propri sogni o le proprie difficoltà. E’ molto più facile sentirsi compresa da un’altra donna che ha il desiderio di avviare una sua impresa o da un’imprenditrice che ci è già passata e capisce molto bene ciò che stai vivendo. Ti sei mai chiesta come mai, in uno stesso paese e in uno stesso momento storico, ci sono persone che si lamentano continuamente che tutto va male e che c’è la crisi, mentre ce ne sono altre che hanno avviato delle attività che funzionano e che continuano a crescere e ad aumentare i propri guadagni? Che cosa fa realmente la differenza?

Uno dei segreti delle imprenditrici che hanno raggiunto il successo è sicuramente il modo di pensare, quello che gli inglesi chiamano il mindset, cioè l’assetto mentale. In altre parole, la mente imprenditoriale è una mente che pensa in modo diverso dalle altre e che intravede opportunità di business laddove gli altri non le vedono. Un stessa realtà può essere letta attraverso punti di vista diametralmente opposti: la stessa situazione viene vista da alcuni come una sfortuna di cui lamentarsi e da altri come un’opportunità da cogliere. E’ come se queste persone osservassero la realtà utilizzando degli occhiali con lenti di colori diversi: un tipo di lenti fa leggere il mondo in modo negativo, come se fosse tutto nero, un altro tipo di lenti fa leggere il mondo in modo luminoso, vedendolo come uno spazio che presenta delle opportunità da cogliere.

Le storie vere di due imprenditrici in grado di trasformare i problemi in opportunità.

Non possiamo chiudere gli occhi e fare finta di niente di fronte alle tante problematiche del nostro pianeta: dai problemi che riguardano il clima e l’ambiente a quelli che riguardano la sopravvivenza e il benessere degli esseri umani. Oltre a questi temi globali, ci sono poi tutti i piccoli e grandi problemi di ogni giorno che ci troviamo a vivere nella nostra quotidianità: dai rifiuti, al traffico all’inquinamento e così via. La presenza di tutti questi problemi sembrerebbe dare ragione ai pessimisti e a quelli che vedono tutto nero. Eppure ci sono esempi di persone che hanno saputo trasformare questi problemi in opportunità, creando delle attività imprenditoriali che hanno permesso loro di raggiungere il successo e, nello stesso tempo, di creare un impatto positivo nel mondo in cui viviamo.

E’ l’esempio di Francesca Fedeli e della sua start up “Mirrorable”. Dopo gli studi in agraria e un’esperienza professionale in aziende del settore alimentare, Francesca diventa mamma di Mario. La sua vita da quel momento cambia radicalmente perché a suo figlio viene diagnosticato un ictus, avvenuto durante la gravidanza, che crea al bambino seri problemi motori. Dopo aver affrontato con fatica dei programmi di riabilitazione presso ospedali e aziende territoriali, Francesca ha l’idea che poi darà vita alla sua start up: creare delle opportunità per i bambini di svolgere delle terapie anche da casa. Nasce così la piattaforma web “Mirrorable” che offre delle video-storie ai bambini che hanno subìto danni cerebrali nei primissimi anni di vita, sfruttando l’efficacia dei neuroni specchio. I neuroni specchio sono quei neuroni che ad esempio ci fanno sorridere di fronte ad un neonato che sorride e che rendono possibile l’apprendimento imitando un’azione o un comportamento. L’azienda è attualmente in fase di ulteriore crescita ed espansione su nuovi mercati.

Un altro esempio virtuoso è quello di “Orange Fiber”, la start up creata da Adriana Santanocito ed Enrica Arena. Adriana è fashion designer, mentre Enrica è laureata in Cooperazione internazionale con esperienza in progetti di comunicazione nel no profit ed entrambe sono originarie di Catania. La loro creatività e capacità innovativa è stata in grado di intravedere nuove opportunità dove gli altri vedevano un semplice frutto. Infatti la loro impresa nasce dall’idea, poi risultata vincente, di ricavare un tessuto ecosostenibile dalla sovrapproduzione di arance, altrimenti destinate al macero. L’azienda ha adesso un team più ampio ed è in fase di espansione. Ha inoltre attratto l’attenzione di diversi famosi marchi nel settore della moda.

Uno dei segreti del successo è sviluppare una mentalità imprenditoriale.

Le storie di queste due start up sono solo alcuni esempi di come sia possibile ribaltare la situazione e trasformare un ostacolo o un problema in una opportunità. E’ possibile sviluppare un business che funziona ed è, al tempo stesso, in grado di avere un impatto positivo.

A questo punto quello che può essere utile per te è capire che cosa ha permesso a queste donne di vedere la realtà con occhi diversi da quelli con cui la vedevano gli altri. Quello che ha permesso a queste imprenditrici innovative di vedere un problema con occhi nuovi è certamente il loro modo di pensare. La mente di un’imprenditrice è una mente che pensa in modo diverso dalle altre, cogliendo opportunità che gli altri non vedono.

E’ quella che viene chiamata la mentalità imprenditoriale e la buona notizia è che la mente imprenditoriale ha delle caratteristiche ben precise, che possono essere scoperte e allenate.

Se anche tu vuoi scoprire quali sono gli 8 elementi che costituiscono la mentalità imprenditoriale e capire come allenarla per raggiungere il successo che meriti, ti aspettiamo il 6-7-8 marzo 2020 a DonnaON, un evento interamente dedicato alle donne, dove ti parlerò di “Mentalità imprenditoriale: come allenarla per raggiungere il successo nella vita e nel business”.

 

Articolo scritto da Miriam Bruera, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.

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Vorrei iniziare una nuova attività ma non so come fare

Vorrei iniziare una nuova attività ma non so come fare

Hai deciso: vuoi avviare la tua piccola impresa ma non hai idea dei passi da compiere per realizzare il tuo sogno nel cassetto. Come fare?

 

Ecco i 4 punti fondamentali che ti possono aiutare in questo:

  • L’Idea: spesso pensiamo che avere una idea innovativa sia sufficiente per iniziare una avventura imprenditoriale. Attenzione, è una buona base di partenza ma non è tutto. Devo anche chiedermi se il bene o servizio che propongo può avere un mercato, ovvero troverò dei clienti entusiasti quanto me disposti a spendere i propri soldi per avere il mio prodotto/servizio?

 

  • Hai valutato i pro e i contro di iniziare la tua attività rispetto al tuo attuale stile di vita? Ricordati che dietro ad ogni successo ci sono anche una serie di ostacoli da superare ma se ti limiti a guardare solo il pro di essere un lavoratore autonomo rischi di prendere una forte delusione. Ad esempio la mancanza di una entrata fissa. Quando sei un lavoratore dipendente hai la certezza di ricevere uno stipendio mensile, cosa che non è per nulla assicurata quando avrai la tua attività. Sei in grado di gestire questo?

 

  • Scegli le persone giuste sia che esse siano tuoi soci in affari sia che siano collaboratori esterni. Spesso infatti commettiamo l’errore di affidarci a qualcuno solo perché è nostro amico o amico degli amici. Ricorda che il business per poter funzionare bene deve essere supportato da persone competenti, che sappiano consigliarti la soluzione migliore in quel momento. Fa una enorme differenza e permette al tuo business di partire subito con l’atteggiamento giusto.

 

  • Numeri e cuore: mantieni sempre un controllo costante dei numeri e dati che genera la tua azienda in modo da poter intervenire tempestivamente ed apportare i giusti correttivi. Spesso piccole problematiche che si ripetono continuamente generano grossi disastri se non corrette per tempo. E’ importante altresì mantenere vivo l’aspetto emotivo del tuo business perché spesso una decisione che inizialmente ci può apparire antieconomica ci potrà portare grossi risultati sul lungo periodo. Guarda oltre l’effetto immediato delle tue scelte.

 

 

Articolo scritto da Sabrina Brunelli, Speaker congresso DonnaON 2020 e selezionata per il percorso DonnaON PRO 2019/2020.


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